I Giochi Olimpici di Tokyo potrebbero non disputarsi nemmeno nell’estate del 2021: ad aprire all’eventualità estrema è lo stesso presidente del Comitato organizzatore delle Olimpiadi a Tokyo.
“Se la pandemia non sarà sotto controllo nel 2021, i Giochi (olimpici) saranno annullati”. Lo ha sottolineato il presidente del comitato organizzatore delle Olimpiadi a Tokyo, Yoshiro Mori, in un’intervista al quotidiano giapponese Nikkan Sports. L’emergenza Coronavirus ha portato alla decisione sacrosanta di rinviare i Giochi Olimpici di un anno dal 2020 al 2021 con la speranza che la situazione, a livello globale, possa migliorare nel frattempo ma il presidente Mori ha preferito manifestare sin da subito la propria posizione in merito.
Mori ha anche risposto in un modo categorico in merito ad un secondo eventuale rinvio dei Giochi: “No, in questo caso sarebbero cancellate”, le parole dello stesso Mori che hanno già creato un po’ di polemica e malumore in Giappone, visto che la città di Tokyo e i paesi limitrofi hanno investito soldi, tempo e spazi per preparare al meglio la rassegna olimpica, già rinviata di un anno per via del Coronavirus che ha reso di fatto impraticabile ogni tipo di attività (sportiva ma non solo) in quel lasso di tempo. Mori, le cui parole vanno appunto circostanziato, ha poi voluto tranquillizzare il Giappone e tutti gli atleti del mondo, avanzando la considerazione che, nel corso della storia, i Giochi Olimpici sono stati cancellati solamente in tempi di guerra, come avvenuto per esempio per Helsinki 1940. Il presidente del comitato organizzatore delle Olimpiadi a Tokyo, poi, ha spiegato come ci sia la fiducia di permettere la disputa dei Giochi, qualora la pandemia dovesse essere controllata nei prossimi mesi. D’altronde, ne mancano circa 15 al via e tutto il mondo spera che, prima di tale data, si sia trovato un vaccino o una cura definitiva e che si sia già ritornati ad una pseudo-normalità. Anche perché, in caso contrario, ci sarebbe da fare i conti con una realtà decisamente poco rosea per chiunque, atleti ma anche tutti gli altri cittadini ‘normali’ del mondo.