Dopo i segnali di chiusura recenti del presidente del Consiglio Conte, ecco arrivare un’apertura sul tema stadi: a darla è Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute.
“Se i numeri fossero buoni, se avessimo sostenuto con rigore e successo la prova della riapertura, per Inter-Milan del 17 ottobre potrebbe esserci del pubblico a San Siro, se ci si comporta bene”. Parola del Sottosegretario alla Salute Sandra Zampa. Il tema della riapertura, almeno inizialmente parziale, degli stadi di Serie A è nevralgico per non creare un passivo ancora più pesante per le società, già private degli abbonamenti annuali e quindi dal mancato incasso al botteghino che di solito garantisce una parte importante tra le voci positive a bilancio, come testimoniato da uno studio che rivela come la Juventus perda dai 2 ai 4 mln a partita.
Dopo la conferma di ieri da parte del Premier Conte che ha di fatto chiuso tutti gli stadi almeno fino al 30 settembre in quanto gli impianti sportivi portano inevitabilmente a possibili assembramenti all’interno e all’esterno dello stadio, oggi arriva un segnale di speranza, a tal punto che è legittimo sperare che, a metà ottobre, ci possa essere qualche tifoso negli stadi di Serie A. A confermarlo è anche il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora: “Finalmente si respira un’aria di ripresa e questo perché siamo in grado di rispettare le regole. Anche io non vedo l’ora di rivedere i tifosi negli stadi, perché con il pubblico è tutta un’altra cosa e la riapertura delle scuole rappresenterà un test importante per il Paese”. Insomma, gli stadi da un lato appaiono ancora un tabù – difficile pensare ad un assembramento con l’ingresso contingentato di 5 o 10mila persone su una capienza di 50/60 mila o addirittura 80 mila come a San Siro -, ma dall’altro rivestono un ruolo importante per non far collassare il sistema calcio, uno dei settori trainanti dello sport e dell’economia del paese, con un indotto che scavalca il miliardo annuo. Che fare, dunque, con gli stadi? Non resta che attendere il feedback dal ‘test’ della scuola e poi chi di dovere dovrà fare un passo in avanti o uno indietro.