Continua il botta e risposta pubblico tra il mondo del pallone e il Governo: dopo mesi di tira e molla per la ripresa della Serie A, ecco un’altra querelle sui tifosi negli stadi
Da settimane, oramai, capita di leggere interviste e interventi dei personaggi del mondo del calcio che spingono per la riapertuta, anche parziale, degli stadi di Serie A per le ultime giornate. A cinque turni di campionato dalla fine, appare però complicato organizzare e garantire un accesso contingentato, a maggior ragione per il fatto che, a seconda della grandezza dell’impianto – per dire, l’Allianz Stadium della Juventus ha 40 mila posti a sedere, San Siro circa il doppio -, sarebbe possibile portare più tifosi, aumentando però il rischio del contagio.
“Per la riapertura degli stadi si ritiene di dover continuare su quella linea di prudenza che è stata seguita finora e stiamo lavorando in maniera forte con Federazione e Lega perché a settembre alla partenza del nuovo campionato ci sia modo di riaprire gli impianti al pubblico”, ha ammesso il Ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora rispondendo ad un’interrogazione sulla riapertura degli stadi al question time al Senato. Parole che stridono con la volontà di FIGC e Serie A di riportare il pubblico a vedere le partite, anche in questo finale di stagione. Proprio la Serie A, nei giorni scorsi, aveva anche lanciato un appello al Governo, ribadendo “la necessità di favorire al più presto, nel pieno rispetto delle condizioni di sicurezza, la riapertura parziale degli stadi al pubblico”. Insomma, tra poco più di due settimane si concluderà il campionato più atipico degli ultimi 50 anni ma la sensazione è che lo farà senza pubblico anche per il rush finale. Appuntamento (forse) a questo punto a settembre quando ripartirà la Serie A 2020-2021: lo farà con i tifosi? La speranza è che la curva dei contagi non subisca impennate, altrimenti lo stop sarà più prolungato del previsto.