Continua il braccio di ferro tra il River Plate e la federazione argentina. I Milionarios non si sono presentati, come avevano annunciato, per il match di coppa nazionale contro il Tucuman e hanno chiuso fuori dallo stadio arbitro e avversari. Rischiano la sconfitta a tavolino e una penalizzazione in campionato.
“Il River Plate sospende la propria attività da sabato 14 marzo fino a tempo indeterminato”. Lo aveva detto chiaro e tondo la società che, assieme al Boca Juniors, è la più blasonata d’Argentina. Dalle parole i Milionarios sono passati ai fatti, chiudendo il Monumental a tutto e a tutti. Compresi l’arbitro, il signor German Delfino, e la squadra del Tucuman, che si erano presentati regolarmente a Buenos Aires per affrontare i biancorossi nel turno di coppa d’Argentina come da calendario.
Il River Plate è stato da subito uno dei club più attenti all’evoluzione della pandemia del Coronavirus e, per preservare la salute dei propri tesserati, ha agito in maniera anarchica contravvenendo le disposizioni della federazione argentina, che per il momento non vuole sospendere le partite ma le vuole far disputare a porte chiuse. La paura per il Covid-19 è più grande di tutto, anche delle possibili sanzioni in cui può ambire il River Plate, che vanno dalla sconfitta a tavolino e dunque dall’eliminazione dalla coppa fino alla penalizzazione in campionato.
“Il Coronavirus è un problema più grande di noi. Ciascuno può pensarla in qualsiasi modo. Noi abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere” ha commentato il vicepresidente del Tucuman, Enrique Salvatierra, che si è recato con la squadra al Monumental e non ha potuto far altro che constatare la chiusura dello stadio. In soccorso al River Plate era arrivato perfino Diego Armando Maradona, tifosissimo del Boca Juniors e avversario per eccellenza, ma che di fronte a questa situazione ha messo da parte l’acerrima rivalità, appoggiando in pieno la decisione dei Milionarios di non scendere in campo in un momento così delicato non solo per l’Argentina ma per il mondo intero.