Dal mondo NBA arriva un’idea di ripartenza: i giocatori, a differenza di altri sport, sono i primi a premere per il ritorno in campo
Da Oltreoceano arriva un segnale molto forte per quel che riguarda il futuro della NBA: il Commissioner Adam Silver, nel corso di lunghe discussioni con i 30 presidenti delle franchigie della NBA ha condiviso il desiderio di riprendere a giocare, pur conscio che la situazione degli Stati Uniti è la peggiore a livello mondiale – quasi 1 milione e mezzo di contagi ed oltre 85mila deceduti -, rendendo così complicata la ripartenza. Ma di ripartenza tutto sommato si può parlare, anche perché in alcuni stati sono state emesse ordinanze per la riapertura dei centri sportivi e delle palestre e difatti squadre come Cleveland Cavaliers, Atlanta Hawks, Portland Trail Blazers e Sacramento Kings sono già tornate al lavoro, seppur con sessioni individuali.
Durante i contatti continui tra Silver e i presidenti, è emersa la volontà della NBA di provare a terminare la stagione, anche se rimangono degli aloni di mistero su alcuni come ad esempio il format per la fase finale della stagione regolare ma anche dei playoff: una delle poche cose che appaiono certe è la disputa in una sola location, con Las Vegas e il Walt Disney World Resort di Orlando come due delle destinazioni più caldeggiate. Resta però da decifrare quale possa essere il protocollo e soprattutto cosa succederebbe in caso di nuova positività, di un membro dello staff tecnico e/o di un cestista: stop ‘singolo’ o di squadra? Due risposte che aprirebbero due scenari diametralmente opposti. Silver, comunque, ha preso tempo ma ha confidato di voler prendere una decisione definitiva nel giro di 2-4 settimane, tempo necessario per capire anche se la curva dei contagi potrà subire un calo e se la situazione possa migliorare. Come in ogni sport, si inizia già a fare la conta delle perdite e la NBA non può sottrarsi: per questo motivo, pur consapevoli dei rischi, la maggior parte dei proprietari delle 30 franchigie NBA è favorevole alla ripartenza, così come il fronte dei giocatori, il cui sindacato, capeggiato da Chris Paul, Russell Westbrook, Kyle Lowry, Jayson Tatum e Dwight Powell è tenuto in seria considerazione e anch’esso preme perché la macchina organizzativa possa ripartire.