Compie oggi 41 anni Ronaldo de Assis Moreira, straordinario ex calciatore che sta vivendo un periodo difficile negli ultimi tempi.
Ce lo ricordiamo così, con un sorriso a 32 denti stampato sul volto a fare magie con il pallone tra i piedi. L’arte più pura del divertimento applicata al gioco del calcio, dribbling, veronica, elastico, i suoi colpi di classe con il pallone tra i piedi sono stati oggetto di culto tra i ragazzi di tutto il mondo. Ronaldinho ha cristallizzato la sua immagine di calciatore funambolo, facendo cose fino ad allora impensabili anche in partita, contro le squadre migliori al mondo. Una carriera al top, prima delle cadute dell’ultimo periodo, in cui il ritratto che abbiamo del campione è uno di quelli sbiaditi, in difficoltà giudiziarie ed emotive, dopo il lutto che ha colpito la madre. Già, Dona Miguelina, nata nel ’49, dà la luce al ragazzo il 21 marzo 1980, in quel di Porto Alegre. Lei è una negoziante, il padre, un operaio, verrà stroncato da un infarto quando il piccolo Ronaldo ha solo otto anni. La sua guida, oltre alla mamma, è il fratello Roberto, in futuro suo procuratore, che gli fa strada nella difficile infanzia vissuta al barrio Vila Nova di Porto Alegre. Ronaldinho si esercitò con il pallone giocando in strada, anche a futsal e a beach soccer, varianti in cui il campo si stringe e la tecnica di base, il saltare l’avversario nel breve, diventa fondamentale. Si aggrega al Gremio da giovane, prima squadra con cui assaggia il campionato brasiliano di cui è uno dei ragazzi più promettenti, tant’è che nel 1997 fa parte della selezione che vince il campionato del mondo di categoria. In due stagioni mette a segno 50 gol, vincendo il Campionato Gaucho. Ha appena vent’anni e iniziano ad arrivare le sirene dall’Europa, più precisamente dal Paris Saint Germain, che se lo aggiudica non senza un contenzioso con i brasiliani, contrari alla sua partenza. Mostra buone cose in Francia, in un Psg lontano anni luce dall’opulenza e dall’influenza di adesso, prima di passare al Barcellona nell’estate del 2003, per 30 milioni di euro.
Diciamolo chiaramente: a metà anni Duemila, non c’era nessuno al mondo più forte di Ronaldinho. A quel periodo sono legati tutti i ricordi della sua esperienza in maglia blaugrana: la magia con cui segnò al Chelsea in Champions dal limite dell’area dopo una finta, il celeberrimo video delle quattro traverse consecutive colte in allenamento, il Clasico in cui fece a fette il Real Madrid, segnando una doppietta al Bernabeu che portò addirittura i madrileni ad applaudirlo. Dinho era uno spettacolo, un piacere vederlo giocare. Il Barça vinse due campionati consecutivi, la seconda Champions League della sua storia nel 2006, il brasiliano fu per due anni di fila insignito del Fifa World Player e del Pallone d’Oro nel 2005, riconoscimento sacrosanto a una stella di questo sport. Prese parte ovviamente anche a diverse competizioni con la maglia della Nazionale verdeoro, in cui tuttavia brillò meno, pur vincendo il Mondiale in Corea e Giappone del 2002. Con l’arrivo di Guardiola lo spazio per lui si ridusse, e così nel 2008 giunse al Milan, che lo fece suo per 22 milioni di euro. Fu uno degli ultimi grandi colpi di Berlusconi e Galliani, accolto da una folla festante pronta a godere del suo talento. Con i rossoneri la sua esperienza fu in chiaroscuro: spesso devastante quando era in forma, alternava cali atletici che gli precludevano la titolarità. Il suo arrivo a Milano coincise anche con gli anni migliori dell’Inter di Mourinho, un fattore che precluse i suoi successi sul Naviglio. Lascerà comunque un buon ricordo, 26 gol e tanti assist donati a un pubblico estasiato di ammirare la sua classe. Tornerà in Brasile nel gennaio del 2011 dopo una mezza stagione caratterizzata dal poco feeling con Massimiliano Allegri, giocando gli ultimi anni della sua carriera con Flamengo, Fluminense, i messicani del Queretaro e l’Atletico Mineiro, con il quale conquisterà anche una Libertadores. Dopo il ritiro nel 2018, un lento declino: l’anno scorso finì due volte arrestato per documenti falsi e riciclaggio di denaro, quest’anno ha dovuto affrontare la morte della madre un mese fa, dovuta al Covid-19. Un lutto che lo ha colpito nel profondo, condito da diverse dichiarazioni che raccontano di come Dinho si sia isolato, cercando di lenire con l’alcool i suoi dolori. L’augurio è quello che al poeta del calcio torni presto il suo sorriso.
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