Compie oggi 37 anni il grande centravanti spagnolo, ritiratosi da poco dopo una carriera piena di successi e dall’inizio sfolgorante.
Anche se il tempo passa, Fernando Torres sarà sempre El Niño per chiunque. Un soprannome davvero azzeccato, data la precocità che ha sempre contraddistinto la sua vita calcistica. È stato un’icona dell’Atletico Madrid fin da giovanissimo, con i suoi capelli biondi, lunghi e fluenti, che lo hanno sempre contraddistinto, prima di vincere tutto con la Spagna e portare la sua classe in Inghilterra, vivendo un finale di carriera sicuramente meno brillante, con un passaggio anche in Italia. Tecnica, prestanza fisica, istinto del gol, non mancava nulla a Fernando, per un quinquennio senza ombra di dubbio tra i migliori attaccanti al mondo. Nasce nel 1984 a Fuenlabrada, nella comunità autonoma di Madrid, ultimo figlio di una coppia che ha già una sorella e un fratello più grandi. È proprio il fratello Israel ad avvicinarlo al calcio, inizialmente nel ruolo di portiere, per poi iniziare ad avanzare sempre di più nel campo. Il suo cuore andò all’Atletico, squadra tifata anche dal nonno, nelle cui giovanili approdò a 11 anni, firmando il suo primo contratto da professionista nel 1999. Rimane vittima in questo periodo di un grave infortunio alla gamba, dal cui tuttavia recupera alla grande: segna 7 gol in 6 partite all’Europeo Under 16, vinto dalla Spagna grazie al suo decisivo contributo. A 17 anni è il più giovane a scendere in campo con la maglia dell’Atletico Madrid, squadra di cui diventa capitano appena due stagioni dopo. Sono anni in cui si forma calcisticamente in una squadra, i colchoneros, ancora molto distante dai livelli di eccellenza del Barcellona e del Real. Dal 2003 al 2007 Torres è sempre il miglior marcatore della sua squadra, giocando praticamente sempre e realizzando una ventina di gol a stagione. Inizia a partecipare anche alle competizioni internazionali con le Furie Rosse, affrontando l’Europeo del 2004 e il Mondiale del 2006, ma non è ancora il momento della svolta per la Spagna. Nell’estate del 2007 il Liverpool sborsa 26,5 milioni di sterline per acquistarlo, e l’Atletico non può fare altro che accettare.
Steven Gerrard, capitano dei Reds, dirà che Torres nei primi tempi era uno dei più forti attaccanti che abbia mai visto giocare. Ed effettivamente il primo anno è strabiliante: El Niño mette a segno 33 reti in stagione, nessuno, prima di lui, aveva mai fatto meglio, andando a segno anche per otto giornate consecutive. È un momento magico in cui decide anche la finale di Euro 2008, portando alla Spagna il primo titolo continentale della sua storia. Nonostante i gol di Torres, nessun trofeo sarà sollevato dallo spagnolo con la maglia degli inglesi, curiosamente non farà invece nessun gol nella vittoriosa spedizione in Sudafrica del 2010, in cui comunque gioca tutte le partite e porta alle Furie Rosse il primo e finora unico Mondiale vinto. Il 31 gennaio del 2011 il colpo di scena: il Chelsea, grande rivale del Liverpool, acquista Torres per una cifra vicina ai 60 milioni di euro, un esborso enorme di soldi, un affare destinato a entrare nella storia dei Blues e del calcio inglese in generale come il più costoso. Col senno di poi si può dire che El Niño ai londinesi abbia iniziato la sua parabola discendente: Il solo gol segnato nella prima mezza stagione è un campanello d’allarme, dopodiché risulta decisivo nella storica Champions del 2012, sua la rete al Camp nou di Barcellona in semifinale, e nell’Europa League del 2013, ma in generale le sue medie si abbassano di parecchio, 45 gol in 172 partite. Fa in tempo a vincere un altro Europeo e a chiudere il cerchio della generazione d’oro della Spagna, e anche a passare in Italia. Nel 2014 giunge al Milan, un’esperienza incredibilmente dimenticabile: 10 partite, un solo gol contro l’Empoli, arrivederci e grazie. Non è più un bambino quando torna a casa all’Atletico a 30 anni, ha i capelli corti e non più biondi, ma fa comunque in tempo a prendersi qualche soddisfazione, come l’Europa League del 2018 e la finale di due anni prima, persa però contro il Real. La sua carriera si chiude oltreoceano, nel Sol Levante, dove si ritira a 35 anni dopo due stagioni con il Sagan Tosu. Oggi Torres è apparso con un fisico più da culturista che da ex calciatore, quasi a voler allontanare quell’immagine da bambino che lo accompagnerà per sempre.
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