Compie oggi 66 anni uno dei piloti più celebrati e ricordati nel grande circus della Formula 1, il quattro volte campione del mondo Alain Prost.
Il soprannome di Prost, “Il Professore”, è forse uno dei più azzeccati dei tanti che vengono affibbiati agli sportivi. In un’epoca molto diversa da quella di oggi, il francese si distingueva per uno studio maniacale dei tracciati e della macchina, in modo tale da plasmarla e migliorarla il più possibile, una dote fondamentale ora e allora. Era una F1 in cui iniziavano ad affiorare problemi di sicurezza, in cui il rischio di ritiri e di brutti incidenti era più alto che oggi, e Prost si distingueva per la sua capacità di pensare a lungo raggio, di sapere quando gestire e quando attaccare, con uno stile di guida veloce e preciso. Ha vinto 51 volte sui 202 Gran Premi che ha disputato, un quarto del totale, detenendo anche il record di maggior vittorie in F1, superato poi da Schumacher e Hamilton. Ma come nasce la carriera di Prost? Nasce per caso in realtà, dato che Alain, figlio della Francia rurale, nella regione della Loira, da piccolo vuole fare il calciatore, per difendere la maglia del Saint Etienne, la squadra più popolare da quelle parti. Non andò così: in adolescenza scoprì i kart e ne rimase appassionato talmente tanto da lasciare gli studi per diventare un pilota professionista. Gareggiò in Formula Renault e la vinse, passò in Formula 3 e fu campione sia europeo che francese, tanto che la McLaren gli propose il grande salto in F1, che Alain ovviamente accettò. Aveva 25 anni quando corse la sua prima stagione nel 1980 sulla monoposto di Woking, ottenne 5 punti con una monoposto fragile, ma riuscì comunque a mettersi in mostra, decidendo di passare alla Renault l’anno successivo. Dopo i primi anni in cui iniziò a centrare le sue prime vittorie, si presentò ai nastri di partenza nell’83 con ottime chance di vittoria. Dopo un inizio così così, con la monoposto dell’anno precedente, Prost iniziò a prendere saldamente la guida del Mondiale, tanto che a quattro gare dal termine sembrava praticamente fatta. Prost diffidava tuttavia delle Brabham, arrivando a sostenere che la scuderia usasse benzine irregolari. Il destino ci mise lo zampino: Piquet, proprio su Brabham, recuperò tutto lo svantaggio al francese, ritiratosi in 3 delle ultime 4 gare, compresa quella decisiva in Sudafrica, dove ruppe il motore a metà Gp. Il malumore e le accuse della stampa transalpina di aver buttato un Mondiale già vinto, lo riportarono alla McLaren.
Con gli inglesi riuscì finalmente a vincere i suoi primi titoli, nel 1985 e nel 1986. Il primo anno perse a solo mezzo punto di distacco da Niki Lauda, ma si rifece nelle due stagioni successive dove finalmente ottenne i riconoscimenti che meritava, cementando con i successi le sue grandi abilità in pista. Soprattutto nell’86, riuscì a vincere un Mondiale in cui partiva sfavorito, anche grazie ai problemi agli pneumatici che condizionarono l’ultima gara di Mansell e Piquet. Dopo un’annata interlocutoria, nell’88 giunse alla McLaren Ayrton Senna, pilota con cui strinse un rapporto che gli cambierà la carriera. All’inizio grandi nemici, poi riappacificati, la tragica fine del pilota brasiliano ha scavato un solco in Prost, che ancora ricorda come non ci sia giorno in cui non gli venga chiesto del suo rapporto con il defunto Ayrton. Nell’88 fu un dominio: I due piloti della McLaren vinsero 15 Gran Premi dei 16 totale, ma il titolo andò a Senna, celebre il duello all’Estoril, in cui Prost vinse, ma venne chiuso al muretto dal compagno, dando il via alla rivalità. Il francese si prese la rivincita l’anno successivo, in uno dei finali più controversi della storia della Formula 1. In Giappone, al penultimo Gp dell’anno, Prost dovette ritirarsi a seguito di un incidente con il compagno, il quale poi riuscì a ripartire aiutato dai commissari di pista. Per questo gesto, e per essere rientrato in pista tagliando la chicane, Senna fu squalificato, e così Prost vinse il suo terzo titolo mondiale prima di accasarsi alla Ferrari, dove si era già promesso da mesi. Con la Rossa di Maranello arrivò per la quarta volta secondo in classifica generale: a Suzuka, Senna si prese la rivincita dell’anno precedente, incidentando Prost a inizio corsa e impedendogli di tornare in corsa per il titolo, vinto poi dal brasiliano. L’avventura in Ferrari finì l’anno dopo con Prost scaricato dal team, dopo che aveva definito la macchina “un camion”. Il francese tornò nel ’93, dopo un anno sabbatico, alla guida della Williams, con cui disputò, e vinse, il suo ultimo Mondiale prima del ritiro. L’immagine più vivida è quella del Gp australiano, in cui Senna fece salire il vecchio rivale sul gradino più alto del podio, per festeggiare insieme. Quell’anno di inattività aveva probabilmente permesso ad Ayrton di capire quanto la rivalità con Prost gli abbia permesso di migliorarsi e spingersi oltre, e volle ringraziarlo così. Senna, purtroppo, ci lascerà a Imola ’94, una gara in cui Prost era il commentatore per la tv francese. Una morte che segnerà tutta la sua restante vita, in cui si è messo in gioco formando e costruendo un team, con risultati spesso deludenti, e in cui ha vinto tre volte anche il Trofeo Andros, una sorta di rally sul ghiaccio. Ma la memoria è sempre lì: Senna – Prost, una delle rivalità più belle della storia della Formula 1, che ha elevato due piloti a leggende dei motori.