Compie oggi 38 anni un grande attaccante italiano, miglior marcatore della Serie A ancora in attività con 171 reti all’attivo.
Fabio Quagliarella, una vita in provincia. Un giocatore che ha fatto le fortune di tante squadre, ma che ha avuto una carriera ad alti livelli interrottasi troppo bruscamente. Prima o seconda punta, autore di una valanga di gol, spesso spettacolari, si è consacrato ad alti livelli nonostante le big sembra si siano scordate di una punta di straordinaria efficacia, da quindici anni titolare in Serie A, più di 200 reti in carriera. In ogni caso, Quagliarella sembra aver trovato la sua casa alla Sampdoria, in cui tuttora milita e ne indossa la fascia da capitano. Fabio nasce nel 1983 a Castellamare di Stabia, provincia di Napoli. Tuttavia a dargli una prospettiva nel calcio non è la squadra campana, ma bensì il Torino, che lo accoglie nelle sue giovanili nel ’93. È proprio il Toro a formarlo come giocatore, facendolo anche esordire in Serie A il 14 maggio 2000, all’ultima giornata di campionato. Quagliarella ha talento, e inizia ad entrare nel giro delle Nazionali giovanili, dove conosce il compianto Niccolò Galli. Grande amico dell’allora difensore, indosserà per sempre il numero 27 in suo onore dopo la prematura scomparsa del ragazzo nel 2001 a seguito di un incidente stradale. Dopo vari prestiti, alla neonata Florentia Viola in C2 e al Chieti in C1, dove segna 17 gol, torna al Torino, dove risulta decisivo per la promozione in A dei suoi nel 2005, ma la squadra fallisce e l’attaccante rimane svincolato. Riesce a trovare casa al neo-promosso Ascoli, con la quale disputa un campionato di Serie A abbastanza anonimo in realtà, ma riesce a trovare la sua prima rete in massima serie contro il Treviso. Nel 2006 la sua prima volta alla Sampdoria, durata l’arco di una stagione, ma in cui la sua media realizzativa inizia a salire, grazie anche a gol pazzeschi, come quello da 40 metri contro il Chievo. La sua consacrazione avviene all’Udinese, con cui gioca due anni dal 2008 al 2010. In due anni mette a segno 25 gol in Serie A, contribuendo prima alla qualificazione in Europa League della sua squadra, poi a una campagna europea in cui i friulani si fermano solo ai quarti di finale, con un Quagliarella da 8 marcature in 11 partite.
Ora è impossibile non notare i suoi miglioramenti. Viene anche convocato per gli Europei 2008 e la Confederations Cup 2009 dalla Nazionale, pur giocando solo uno spezzone di partita. Quell’estate il trasferimento che tutti aspettavano: per 16 milioni di euro Quagliarella diventa un calciatore del Napoli. Un sogno, il figliol prodigo che torna a casa. L’attaccante è stato sempre legato alla sua terra, tanto da non esultare mai quando segnava agli azzurri. Sembrava una grande storia, ma non è andata proprio così. La stagione napoletana di Quagliarella è nella media, 11 gol e sesto posto finale, il problema è che quella stagione rimarrà l’unica dell’attaccante con i partenopei. Dopo un Mondiale 2010 che lo vede anche andare in gol, il 27 agosto viene ceduto alla Juventus. Una mossa che comprensibilmente ha fatto infuriare i tifosi azzurri, sentitisi rinnegati dall’attaccante, trasferitosi nella più grande rivale. Quagliarella ha sempre sofferto molto per questa situazione, dato il suo legame fortissimo con la squadra e la città. Molti anni dopo spiegherà di non aver avuto alternative, in quanto una persona a lui vicina, condannata in seguito per diffamazione e calunnie, aveva fatto di tutto per screditare l’immagine del giocatore, diffondendo documenti anonimi che lo affiliavano alla criminalità organizzata e non solo, convincendo De Laurentiis a sbarazzarsene. La condanna dell’uomo fu una vera e propria liberazione per Quagliarella, che finalmente poteva raccontare la verità su quella situazione. La sua carriera da lì in poi fu comunque molto soddisfacente: alla Juventus diede una mano importante nei tre Scudetti consecutivi vinti da Antonio Conte, che soprattutto i primi due anni lo schierava con regolarità. Nel 2014 farà ritorno al club che lo ha cresciuto, il Torino, fino ad accasarsi alla Sampdoria nel febbraio 2016, cinque anni fa. Da segnalare le sue quattro stagioni di fila in doppia cifra, in particolar modo la 18/19, in cui vince il suo primo titolo di capocannoniere a 36 anni con 26 gol, di cui 14 in 11 partite consecutive, record della Serie A. È tornato anche ad assaporare la Nazionale italiana nove anni dopo l’ultima volta, grazie a Roberto Mancini. Insomma, l’età avanza, ma la fame di gol non manca a Fabio Quagliarella.