Ventisette anni fa il Divin Codino fu premiato con il riconoscimento più importante del calcio mondiale, oltre che dal Fifa World Player.
Nel 1993 Roberto Baggio è ormai da tre anni alla corte juventina. Uno dei trasferimenti più chiacchierati del calcio italiano, quello che lo ha portato in bianconero dopo il quinquennio alla Fiorentina, non ha ancora dato i frutti sperati alla Società torinese. Il palmares della Juve in questi anni non si è arricchito, complice anche l’esplosione del Milan di Capello, e così a inizio stagione, nell’estate ’92, la dirigenza punta a un ricco rinnovamento della rosa. Arrivano in Piemonte Dino Baggio, Fabrizio Ravanelli, gli allora giovanissimi Luigi Sartor e Moreno Torricelli, gli stranieri Andreas Moller e David Platt, ma soprattutto Gianluca Vialli, uno dei più forti attaccanti italiani, strappato alla Sampdoria per 30 miliardi di Lire. Il Milan però, è ancora troppo forte, e nonostante Baggio trovi il gol con grande regolarità, il campionato finisce ancora una volta in mano ai rossoneri, i quali chiudono con ben 50 punti in classifica, +11 sui bianconeri, alla fine quarti. Roby Baggio segna ben 21 gol, superato nella classifica cannonieri solo dalla stagione monstre di Giuseppe Signori, autore di 26 marcature. Dove la Juve non riesce in campionato, trionfa invece in Europa: in Coppa Uefa, dopo aver eliminato Anorthosis, Panathinaikos, Sigma Olomuc e Benfica, la squadra di Trapattoni si trova di fronte il Paris Saint Germain in semifinale, abbattuto 2-1 all’andata grazie a una doppietta di Baggio, il secondo su punizione al novantesimo, e 1-0 al ritorno, con il gol ancora del capitano e numero dieci. Nella finale con il Borussia Dortmund il distacco è ancora più largo, dato che finisce 3-1 in Germania, ancora doppietta di Baggio, e 3-0 al ritorno, consegnando ai sabaudi la terza, e finora ultima, Coppa Uefa, primo trofeo europeo vinto in quegli anni con il Divin Codino grande protagonista, grazie ai suo 30 gol complessivi in stagione, cifra mai raggiunta prima e che mai raggiungerà dopo.
Quell’estate la Juve si rinforza ancora di più con Fortunato, Porrini, Di Livio, ma soprattutto con Alessandro Del Piero, destinato a diventare una delle più grandi bandiere della Juve. Baggio è carico, e segna ben 9 gol fino a dicembre, ivi compresa la tripletta al Genoa, che gli consente, il 31 ottobre 1993, di raggiungere il prestigioso traguardo delle 100 reti realizzate in Serie A. Normale che arrivi quindi con buone probabilità di ricevere un importante riconoscimento a fine stagione, e difatti, con 142 voti, Roberto Baggio viene eletto Pallone d’oro 1993, il primo e unico di una carriera in cui ne avrebbe meritato qualcuno in più, consegnatogli da Platini. In merito a questo successo disse: “Il Pallone d’oro è una cosa mia: sono sicuro che se scendeste in strada a chiedere ai tifosi cosa vorrebbero che vincessi vi risponderebbero lo scudetto, se sono juventini; il Mondiale, se non lo sono. Infatti i miei veri traguardi sono questi, come per un attore è bello vincere l’Oscar, ma è molto meglio se il pubblico apprezza il suo film”. Alla fine di un’annata non particolarmente esaltante, in cui Baggio segnò comunque 22 gol, di cui 17 in campionato, la Juve arrivò ancora una volta alle spalle del Milan, non riuscendo ad arrivare in fondo a nessun trofeo. La squadra fu rivoluzionata dalla partenza dell’allenatore Trapattoni e dell’amministratore delegato Boniperti, e Baggio si preparò per i Campionati del Mondo, tenutisi in quell’anno negli Stati Uniti d’America. Come finì la storia, lo sappiamo tutti: il numero dieci, pur condizionato dagli acciacchi, trascinò letteralmente l’Italia alla finale grazia ai cinque gol che segnò tra ottavi, quarti e semifinale, prima di sbagliare, nell’incredulità, il rigore decisivo all’ultimo atto, che consegnò la coppa al Brasile. Probabilmente è anche per questo che a fine anno arrivò solo secondo, con il Pallone d’oro che fu sollevato dal bulgaro Stoichkov, rendendo così, quello del ’93, l’unico suo successo nel prestigioso trofeo.