Compie oggi 33 anni l’ex tiratore a segno italiano, tre volte campione olimpico e ora impegnato ad insegnare ai rifugiati.
Niccolò Campriani è un nome che ha acceso la luce su uno sport a cui normalmente non è avvezzo il grande pubblico, ovvero il tiro a segno. Le sue imprese hanno acceso la luce su questa disciplina, in cui ha ottenuto risultati straordinari negli ultimi anni, risultati cui nessun italiano era riuscito ad arrivare prima di lui. Dopodiché, a soli 30 anni, il ritiro e l’inizio di una nuova vita, dedicata alla passione e all’aiuto per il prossimo. Niccolò, fiorentino verace, nasce nel 1987 e si avvicina a questo sport che richiede grande concentrazione e precisione, a soli 13 anni. In pochi anni compie passi da gigante, facendosi notare anche agli Europei juniores di disciplina, conquistando più volte il podio. Ha appena compiuto 20 anni quando si avventura in Cina, per i Giochi di Pechino 2008, in cui sfiora la finale arrivando dodicesimo nella carabina 10 metri, una delle sue specialità. Poco male, perché il meglio deve ancora arrivare, dato che negli anni successivi trionfa sia agli Europei che ai Mondiali, sempre nella carabina 10 metri ad aria compressa. Oltretutto, trionfando a Monaco 2010, diventa il primo italiano ad aver vinto un titolo mondiale individuale nel tiro a segno. Normale quindi che a Londra 2012 molti occhi sono puntati su di lui, essendo uno degli atleti più papabili a portare all’Italia una medaglia. Niccolò non delude: il 30 luglio 2012 vince l’argento nella carabina 10 metri, a neanche un punto di distanza dal campione romeno Alin Moldoveanu, mentre il 6 agosto firma prima il record olimpico nelle qualificazioni nella carabina 50 metri 3 posizioni, per poi bissarlo nella finale, dove stacca nettamente gli altri avversari per ottenere il suo primo, storico oro olimpico.
Dopo altri anni di successi, si ripete anche a Rio de Janeiro 2016, dove bissa il successo sempre nella carabina 50 metri 3 posizioni e porta a casa anche un altro oro, questa volta nella sua specialità preferita, ai 10 metri, fissando un nuovo record olimpico. Insomma, una marcia trionfale. Tant’è che stupisce, ma neanche più di tanto, la sua decisione di ritirarsi dallo sport professionistico annunciata il 31 marzo 2017, a neanche 30 anni. Lo stesso Campriani specificherà come “la passione divenne un’ossessione”, aggiungendo che “non mi piaceva più quello che stavo facendo. Sì, lo facevo molto bene. Tuttavia, se abbiamo una sola vita non conta fare ciò in cui siamo bravi ma ciò che ci piace”, proprio questo motivo ha dedicato la sua grande capacità per fare del bene. Campriani ha donato parte della vincita ai Giochi all’UNHCR, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, che come ringraziamento ha deciso di fargli visitare un campo profughi nello Zambia, esperienza che lo ha colpito al punto da iniziare un progetto nel marzo del 2019, con il grande obiettivo di poter portare ragazzi e ragazze rifugiate ai Giochi Olimpici di Tokyo. Come sappiamo le Olimpiadi non si sono disputate quest’anno a causa della pandemia di Coronavirus, ma il lavoro di Niccolò è stato ottimo, tanto che dal non sapere neanche cosa sia la carabina, le persone da lui allenate sono diventate selezionabili dal team Afghanistan e dal team degli Atleti Olimpici Rifugiati, registrando i requisiti minimi richiesti dal CIO. Un’altra vittoria, forse la più bella, del grande tiratore italiano, che non manca infine di sottolineare come la carabina sia profondamente legata alla meditazione, legando il raggiungimento della propria pace interiore al vero successo.