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Compie 75 anni oggi uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio tedesco e campione del mondo con la Germania Ovest, Gerd Muller.

Partiamo subito da un dato: in tutta la sua carriera, mettendo insieme club e nazionale, Muller ha segnato 730 gol in 788 partite. Un numero enorme, un numero che lo posiziona dietro solo a fenomeni come Pelé e Cristiano Ronaldo per quanto i riguarda i bomber più prolifici in carriera. Gerd Muller viveva per questo, viveva per il gol, ed è quello che ha fatto ininterrottamente per tutta la sua vita calcistica, che è stata, purtroppo, più fortunata di quella attuale. Era il 3 novembre del 1945, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, che Muller nasceva a Nordlingen, una piccola città situata nella Baviera, uno dei land più ricchi della Germania, ancora scombussolata però dall’esito del conflitto bellico. Gerd si butta sul calcio, e dimostra di avere parecchio talento, coltivato nei suoi anni giovanili anche dalla vicinanza di Franz Beckenbauer, con cui condividerà praticamente tutta la carriera. Dopo i 51 gol in sole 31 presenze con il Nordlingen, per l’appunto, il Bayern Monaco non ci penserà due volte a metterlo sotto contratto quando aveva solo diciannove anni. Il periodo di Muller al Bayern è equiparabile a quello che ha fatto Messi al Barcellona: vince di tutto e di più, e sempre da protagonista. Rimane 15 anni, dal 1964 al 1979, portando prima i bavaresi nella massima serie e poi conquistando il suo primo titolo nazionale nel ’69. Debutta anche con la maglia della Germania Ovest e si impone anche lì, straordinaria la sua prestazione nel Mondiale di Messico ’70, dove si mostra al mondo per i 10 gol messi a segno in sole 5 partite, ivi compresa la doppietta messa a segno nella partita del secolo, la semifinale contro l’Italia, terminata 4-3. Si riprese comunque in poco tempo da quella delusione, trascinando i suoi alla vittoria nell’Europeo del 1972 con tanto di due gol nella finale contro l’Unione Sovietica. Nel 1972 segnò anche 85 reti in gare ufficiali nell’anno solare, e nella stagione successiva ne mise a segno 67, record rimasti intatti per quarant’anni, finché Messi non riuscì a fare meglio nel 2012.

Nel ’74 condusse la Germania Ovest a vincere anche il Mondiale, giocando tutte le partite a fianco del Kaiser Beckenbauer, e realizzando la rete decisiva nella finale contro l’Olanda. Insomma, aveva vinto tutto a livello di Nazionale, aveva vinto tutto anche a livello personale, basti ricordare il Pallone D’Oro 1970 e la doppia Scarpa D’Oro, gli mancava solo una cosa, dopo 4 titoli nazionali con il Bayern: la coppa dalle grandi orecchie, che non tarderà ad arrivare. Nel 1974 la conquista, siglando una doppietta nella ripetizione della finale con l’Atletico Madrid, nel 1975 è sua la marcatura che chiude i conti con il Leeds United per il bis, nel 1976 non segna ma è in campo per la terza Coppa dei Campioni consecutiva sollevata dal Bayern Monaco. Lascerà il club bavarese dopo aver realizzato 571 gol in totale, di cui 365 in Bundesliga, record tutt’ora indiscusso, a quasi cento lunghezze dal secondo in classifica. Giocherà due anni in America, come si iniziava a fare allora, con i Fort Lauderdale Strikers, prima di ritirarsi nel 1981. Come detto però, la sua vita dopo il ritiro non è stata così dorato: dopo aver appeso gli scarpini al chiodo cadde in depressione rifugiandosi nell’alcool, e fu salvato solo dai suoi vecchi compagni, i quali riuscirono a dargli una nuova prospettiva di vita dandogli un ruolo importante nel Bayern Monaco, il club dove ha passato la sua intera vita calcistica. I bavaresi gli danno una chance come allenatore delle giovanili, e Gerd Muller rinasce, ricoprendo quel ruolo per più di una ventina d’anni. Esauritosi il rapporto, non passa molto tempo prima di una tragica notizia: il 6 ottobre 2015 il Bayern comuncia che Muller è affetto dal morbo di Alzheimer, e da allora vive in un centro medico specializzato in queste problematiche, senza però dare alcun segno di poter riprendersi la vita in mano. Un finale amaro per il bomber tedesco, il quale verrà sicuramente ricordato nelle stelle del firmamento calcistico teutonico e mondiale.

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