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Compie oggi 90 anni l’eccentrico imprenditore inglese, che ha guidato la Formula 1 da sport di nicchia a fenomeno globale.

Bernie Ecclestone non è sicuramente un uomo dalla personalità banale. Il suo essere vulcanico lo ha portato in passato anche a creare controversie con le sue dichiarazioni, ma non si può negare la sua straordinaria abilità come imprenditore, del quale gode ora i frutti nel momento in cui gli mancano dieci anni per raggiungere il secolo. Appare decisamente in forma Bernie attualmente, sposato da 8 anni con la brasiliana Fabiana Flosi, e con in braccio il figlio Ace, il primo maschio dopo tre femmine, nato quest’estate quando il padre era già bisnonno. Insomma, una storia particolare, storia che inizia nel 1930, quando Bernie nasce in un piccolo paese del Suffolk, contea orientale dell’Inghilterra. Figlio di un capitano di motopescherecci, sviluppa già da giovane una passione per i motori, tant’è che a 16 anni abbandona gli studi, poco dopo la fine della Guerra, per iniziare a lavorare in officina. Gli piace tutto di quel mondo: da un lato cerca di crearsi un futuro come pilota, dall’altra inizia a sviluppare il suo business, comprando e rivendendo componentistica per motociclette. La carriera da pilota non andò granché bene, considerando anche la pericolosità delle corse di allore, e decise presto di ritirarsi dopo un incidente importante avvenuto nel ’49. Puntò quindi sulla sua capacità imprenditoriale, incominciando negli anni a diventare padrone di diverse scuderie automobilistiche con la quale gareggiava nei campionati, come per esempio la Brabham. Fonda quindi, nel 1974, la FOCA (Formula One Constructors Association) insieme agli altri manager delle scuderie inglesi, con le quali inizia a battagliare con la FIA, che gestiva l’organizzazione mondiale, per avere più peso decisionale e di conseguenza anche più vantaggi per lui e i suoi soci. Il potere di Bernie cresceva, e la FIA dovette concedere parte dei suoi privilegi alla FOCA. La “guerra” intestina si risolse in favore di Ecclestone, che nel 1987 divenne vicepresidente della FIA permettendogli di passare ad occuparsi esclusivamente della federazione, e quindi vendendo la Brabham con la quale negli anni ’80 aveva vinto due Mondiali.

Da lì prese vita la corporazione Formula One Management, entità nella quale Ecclestone rimase a capo dalla sua fondazione per più di vent’anni. La sua impronta diede al circus una spinta eccezionale per diventare quello che la Formula 1 è oggi: dall’inizio degli anni novanta l’organizzazione ha fatto passi da gigante, accrescendo enormemente la popolarità dello sport. Ecclestone si è occupato in prima persona di questa evoluzione, andando a massimizzare gli introiti dei diritti televisivi, gestendo e trovando le sponsorizzazioni, trasformando anche la geografia stessa dei Gran Premi, negli anni passati a circuiti di Stati molto danarosi a discapito di qualche circuito storico, e prevedendo dei ricchi premi gara per piloti e scuderie. Già a metà anni novanta il suo patrimonio personale era enorme, si aggirava intorno ai miliardi di dollari, facendone uno dei più ricchi al mondo. Addirittura nel 2000 la FIA assegna i diritti sulla Formula 1 alla FOM per più di un secolo, fino al 2110. Insomma, l’inizio del XXI secolo è andato alla grande per Bernie, che ha continuato a seguire dal suo centro di potere tutte le novità e tutti gli aspetti organizzativi del Mondiale, curandone ogni aspetto a dispetto dell’età. Si è buttato anche sul calcio, acquistando nel 2007 quote del Queens Park Rangers, piccola squadra di Londra portata anche in Premier League. Solo dieci anni dopo ha deciso di abbandonare le scene, vendendo la sua creatura allo statunitense Chase Carey per la ragguardevole cifra di 8 miliardi di dollari. Può quindi ora dedicarsi alla sua famiglia allargata: Deborah è nata dalla sua prima unione con Ivy Bamford, sposata nel ’52, Tamara e Petra sono invece state partorite da Slavica Radic, modella croata sposata a metà anni ’80. E ora il piccolo Ace, nato quando Ecclestone aveva 89 anni: il vecchio Bernie continua ad andare forte.

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