Compie oggi 35 anni uno dei più grandi talenti del calcio inglese, attualmente in forza al Derby County, nella seconda serie.
Di Rooney si è sempre detto che sembrasse più vecchio di quanto effettivamente fosse. Un pensiero reso valido dalla sua immagine, sempre grezza e lontana anni luce dai calciatori che sembrano dei modelli, categoria di cui Beckham è stato il capostipite. Il paradosso di Rooney è che questa sua percezione ha instillato il pensiero che avrebbe potuto giocare ad alti livelli fino a quando fosse diventato effettivamente vecchio, calcisticamente parlando, quando invece la sua esplosione l’ha avuta proprio da giovanissimo, e ora, nonostante abbia cinque anni in meno di Totti al momento del ritiro, per fare un esempio, calca i campi della Championship, la Serie B inglese, con la maglia bianca della squadra di Derby. Il paragone con Totti non è campato in aria: così come Francesco ha legato indissolubilmente il suo nome alla Roma, tutti noi ricordiamo Wayne Rooney con la maglia del Manchester United, squadra in cui è stato tredici anni vincendo tutto e infrangedo record, cementando la sua immagine a tal punto che alcuni tifosi chiedano che venga eretta una statua in suo onore. È quindi diventato un’icona del Manchester, lui, nato a Liverpool, o meglio in sobborgo della working class di Liverpool, in una delle città con la rivalità calcistica più alta contro la squadra dei diavoli rossi. Rooney, tuttavia, al Liverpool non ci ha mai giocato, già a dieci anni era in forza all’altra squadra della città, l’Everton, con cui farà tutta la trafila prima di stupire il mondo ad appena sedici anni. È appena un teenager quando il 17 agosto 2002 debutta in Premier League, ma si rende subito protagonista in quella partita e negli appuntamenti successivi, e dopo aver segnato il primo gol, sarà una sua marcatura a stendere l’allora straordinario Arsenal di Wenger, imbattuto da trenta partite, tant’è che il tecnico francese dirà che uno come lui, in Inghilterra, non lo aveva mai visto. Nonostante sia alto meno di un metro e ottanata, Rooney è un colosso: impressiona tutti per la velocità, la grinta e la forza fisica che mette in campo, imponendosi presto come leader della squadra.
Dopo due anni, diventato maggiorenne, lo United fiuta l’affare e non se lo lascia scappare: sono circa quaranta i milioni di Euro versati nelle tasche dei toffees nell’estate 2004, per portare Wayne a vestire la famosa maglia rossa. Con lo United Rooney vince praticamente tutto, mettendo a segno ogni anno almeno 15 gol in stagione e andando regolarmente in doppia cifra in Premier. Dopo i primi anni di assestamento guida la squadra a tre titoli in campionato consecutivi, dal 2006 al 2009, condita da ben due finali di Champions League. Quella squadra, dove brillava anche un certo Cristiano Ronaldo, sollevò la coppa dalle grandi orecchie nel cielo di Mosca, durante la quale, nel maggio 2008, i rigori e la sfortuna del Chelsea furono fatali. Non andò cosi bene l’anno dopo a Roma, dove il Barcellona vinse nettamente e Ronaldo si accasò al Real Madrid. Rooney segnò come non mai dopo l’addio di CR7, ben 34 gol stagionali nel 2010 e nel 2012, anche se è nel 2011 che arriva la quarta Premier League e la terza finale di Champions, anche questa persa contro il Barça, nonostante il gol di Wayne. In questi anni nel derby contro il City segna anche, con una splendida rovesciata, quella che è stata indicata come la rete più bella della Premier. Dopo il quinto titolo del 2013 arriva anche il record di calciatore con più gol in Premier con la stessa maglia, seguito dal primato come massimo goleador dello United in tutte le competizioni. Questa è anche l’unica gioia della sua esperienza in Nazionale, dove gioca tre Mondiali e tre Europei ma non riesce mai a guidare i tre leoni a un piazzamento importante. Dopo tredici anni a Manchester, torna per una stagione al suo Everton, prima di emigrare in America e tornare ora al Derby County, dove oltre a giocare ricopre anche il ruolo di collaboratore tecnico. In molti si aspettavano che rimanesse al top più a lungo. Ma non bisogna sottovalutare l’impatto e i risultati ottenuti da questo giocatore in una carriera dove è stato a lungo dominante, senza ombra di dubbio il miglior attaccante inglese dell’ultimo ventennio. Da wonder boy a uomo sempre con la stessa passione, tanti auguri Wayne.