Celebriamo oggi uno dei più grandi portieri degli anni 2000, capace di vincere tutto con la maglia del Milan e della Nazionale brasiliana.
Chi ha vissuto il periodo d’oro della squadra rossonera nella prima metà del decennio scorso, guidata da Ancelotti e formata da giocatori eccezionali quali Inzaghi, Kakà, Pirlo, Nesta e Maldini, tanto per citarne alcuni, non potrà scordare il senso di sicurezza che trasmetteva Nelson Dida, almeno nei primi anni considerato uno dei migliori portieri al mondo, tanto da sfiorare il primo posto nell’apposita classifica redatta ogni anno dall’Istituto di Storia e Statistica del calcio. Dida, uno dei pochi portieri brasiliani capaci di sfondare in Europa, ha lasciato un segno tangibile sulle sorti del calcio italiano e su quelle del Milan, con il quale ha dominato in Italia e in Europa. Ma come inizia la sua storia? Inizia in un posto remoto del globo, più precisamente a Irarà, un comune di 30.000 abitanti nello Stato di Bahia, un paesino come tanti nell’immenso e sconfinato Brasile. Nelson, grazie alla passione per il calcio, si sposta nella capitale Salvador, dove esordirà con i grandi nella squadra della città, il Vitoria Bahia, prima ancora di compiere vent’anni. La maturità del ragazzo inizia a colpire gli addetti ai lavori, e dopo una stagione da protagonista condita con la vittoria del Mondiale Under 20, passa subito al Cruzeiro, una delle squadre più importanti del continente. Quello che riesce a vincere difendendo la porta dei blu cobalto negli anni successivi basterebbe per una vita intera: la Coppa Libertadores, il trofeo più importante del Sud America, 4 volte inserito nel miglior undici del campionato, un bronzo alle Olimpiadi di Atlanta, la Confederations Cup del ’97, la Copa America del ’99, e anche il suo primo mondiale, quello del ’98, giocato però da terzo portiere. Insomma, la sua fama giunge giocoforza in Europa, e il Milan ci mette gli occhi addosso nel febbraio del 1999. Dida era in scadenza, ma il Cruzeiro pretendeva comunque un indennizzo monetario dai rossoneri, che per la cifra di 3 miliardi di Lire non ci pensarono due volte e misero sotto contratto il portiere. Nelson dovette comunque aspettare un po’ prima di poter indossare la maglia dei milanesi: parcheggiato inizialmente agli svizzeri del Lugano, dove non giocherà una partita, andrà poi un anno ai paulisti del Corinthians, dove riuscirà a vincere tutto ciò che gli mancava, ovvero il titolo nazionale e la Coppa del Mondo per Club, in un edizione prova del torneo che sarà ufficializzato anni più tardi.
Finalmente nell’estate del 2001 riuscirà a vestire la maglia del Milan, ma in un’annata avara di successi riuscirà a mettere insieme solo 7 presenze. Dopo un anno passato di nuovo al Corinthians, e un Mondiale 2002 vinto, anche se da secondo portiere, finalmente la sua carriera è pronta a decollare. Approfittando di un infortunio occorso ad Abbiati, è diventato l’estremo difensore titolare, e non ha più lasciato il posto per i successivi 5 anni. La prima stagione fu subito trionfale, con i tre rigori parati nella storica finale contro la Juve che diedero al Milan la sesta Champions League, e l’anno dopo arrivò anche uno Scudetto record, in cui Dida subì appena 20 gol in tutto il torneo. L’amarezza di Istambul nel 2005, ma anche il record di partite consecutive senza gol subiti in Champions, e poi il terzo Mondiale giocato da titolare l’anno dopo, per finire con la tripletta Champions League, Supercoppa Europea, Mondiale per Club del 2007, sempre a difendere la propria porta con il numero 1 sulle spalle. Di negativo ci si ricorda solo del petardo con cui è stato colpito dai tifosi dell’Inter, ma da quell’episodio Dida ne uscirà ancora più forte. L’episodio che invece è da molti indicato come lo spartiacque è il famoso inconto con il Celtic, nella Champions 2008, in cui il portiere fece una ridicola sceneggiata dopo aver subito un buffetto da un supporter scozzese. Da lì in poi iniziò la sua parabola discendente: iniziò spesso dalla panchina con prestazioni altalenanti in anni in cui il Milan subì il dominio dell’Inter, fino non rinnovare il suo contratto nell’estate 2010. Più di 300 presenze in rossonero, dietro solo a Sebastiano Rossi, e un emozione tangibile nel giorno del riconoscimento. Dopodiché rimase due anni senza giocare, si fece di nuovo un giro in Brasile con Portuguesa, Gremio e Internacional, prima di appendere gli scarpini al chiodo. Ma certi amori non finiscono mai. Dida tornò al Milan come preparatore dei portieri, e proprio dal 2020 sarà lui l’incaricato di allenare gli estremi difensori della prima squadra. Un lieto fine, un ritorno nel luogo che ha amato tanto, e da cui tanto ha ricevuto, è la conclusione migliore (finora) per la storia di Nelson Dida.