Il Milan è stato sorteggiato contro i Red Devils negli ottavi di Europa League, guidati dal norvegese arrivato oggi a 48 primavere.
L’urna di Nyon non ha portato granché bene ai rossoneri. Il Manchester United era la squadra peggiore che potesse capitare al Milan, soprattutto perché lo United sta disputando un buon campionato, è secondo in questo momento in Premier League, anche se a -10 dal City, e si sta riprendendo dopo anni difficilissimi grazie all’arrivo di Solskjaer. Subentrato nel novembre 2018 a José Mourinho, l’ex attaccante sta riportando con calma lo United nella zona che gli compete, centrando un terzo posto al secondo anno e ripetendosi finora, con 14 vittorie, 7 pareggi e 4 sconfitte nelle prime 25 partite di campionato. Appare improbabile un recupero, tuttavia la strada è quella giusta per portare di nuovo a Manchester quel titolo che manca da otto anni, e che prima era praticamente un habitué per i Diavoli Rossi, guidati da Sir Alex Ferguson.
Uno dei giocatori rappresentativi di quella squadra era proprio Solskjaer, dodici anni in Inghilterra con 126 gol in 366 presenze complessive. Nato a Kristiansund, in Norvegia, ha esordito nel campionato locale nel 1995 con la maglia del Molde, anch’esso qualificato agli ottavi di Europa League, con cui mette a segno più di 31 gol in due anni, guadagnandosi l’arrivo allo United di Ferguson nell’estate del ’96 per un milione e mezzo di sterline, una cifra enorme per il calcio norvegese, versata per il cartellino di un giocatore, all’epoca, sconosciuto. L'”assassino con la faccia da bambino”, così veniva chiamato per la sua spietatezza sotto rete, mise a segno 18 reti il primo anno, contribuendo alla vittoria del primo dei suoi sei titoli in maglia United. L’episodio a cui è pù legato è ovviamente quello riguardante la finale di Champions del 1999, quando segnò al 93esimo il gol vittoria contro il Bayern, dopo che Sheringham pareggiò due minuti prima. Negli anni il suo minutaggio diminuì, ma venne salutato al suo ritiro nel 2008 come una leggenda dello United. La sua carriera da allenatore iniziò invece nel 2011 nel Molde, l’altra sua ex squadra, con cui rimase sette anni vincendo due titoli, prima di trasferirsi di nuovo in Inghilterra, ripetendo il suo percorso da giocatore.