Ci sono giocatori che illuminano tutti fuorché loro stessi. Che danno emozioni fortissime ai tifosi, storie incredibili ai giornalisti, guizzi e soluzioni agli allenatori.
E poi? Per loro resta nulla, il briciolo di notorietà e un buon conto in banca, insieme a un mare di rimpianti mescolati all’oceano di rimorsi. Antonio Cassano è stato prevalentemente questo: poteva raggiungere senza troppa fatica l’harem dei vari Baggio, Totti, Del Piero; si è incastrato in mille vicende extra calcistiche e non ne ha saputo venir fuori, poiché mai bastano le ventate di talento per elevarsi al di sopra della dicitura del campione imboccando la strada dei fuoriclasse.
Ecco, oggi dove va messo nella hall of fame del calcio italiano? Dipendesse da lui, con l’ego smisurato e la testa ancora calda – vedere per credere gli sprazzi di Bobo TV, in onda su Twitch -, sarebbe al di sotto solo del Divin Codino. E forse del Pupo, come affettuosamente chiama l’amico fraterno Francesco Totti.
Totti protagonista di tante ‘cassanate’, così come la stampa definì le sue uscite particolarmente vivaci. È diventato pure un termine per la Treccani: sta per “gesto, comportamento, trovata, tipici del calciatore Antonio Cassano”. Ne scrisse per primo Ernesto Menicucci, sul Corriere della Sera; lo inventò però Fabio Capello, suo allenatore ai tempi della Roma.
Ecco una selezione delle stralunate reazioni del talento di Bari Vecchia.
La prima cassanata: 2001
La prima in assoluto risale all’Italia Under 21, ormai vent’anni fa. Convocato per la gara con la Romania, Antonio decide di lasciare il ritiro azzurro poiché Gentile lo relegò in panchina. In tanti provarono a fargli cambiare idea: nulla, testa matta e testa dura, Cassano finì per prendere il primo treno da Firenze.
Gli insulti a Pieri e Rosetti
Il 2001 è pure l’anno in cui Antonio passa alla Roma: Capello stravede per lui, sa bene che dovrà stemperare quel carattere così ribelle. Non riuscirà a frenarlo nel duro scontro che Cassano avrà con l’arbitro Pieri: insulti, parolacce, epiteti irripetibili. Squalificato, si concede il lusso di fare un paio di corna all’arbitro Rosetti. Squalifica lunghissima e beffa finale: alla cena di squadra, durante le quali Capello vietava distrazioni e telefoni, indovinate a chi squilla l’ultimissimo modello?
La bandierina spezzata
Una promessa è una promessa. Anno 2004, stavolta però niente di irreparabile. Bandierina a parte. A Capello, poco prima di scendere in campo, Fantantonio va di giuramento: se avesse segnato con la Juventus, sarebbe andato a spezzare la bandierina. Il tecnico pensava stesse scherzando e quando lo vide correre e calciare – in senso fisico – l’asta del corner, si arrabbiò come poche volte.
Al Real Madrid
Gli anni al Real sono semplicemente devastanti per la stampa spagnola, attenta a ogni minimo gesto dell’italiano. Dapprima chiamato ‘gordo’ per quei chili di troppo che non sembrava riuscire a togliere (poi rivelò di mangiare di notte cornetti e nutella), poi di fatto epurato dopo l’imitazione di Capello fatta davanti ai compagni divertiti, su tutti Ronaldo il Fenomeno. Ah, in sede di presentazione, Cassano l’aveva già fatta grossissima: si era presentato con un pelliccione che ha fatto la storia.
Le lacrime per la Roma
Alla Sampdoria sono invece anni importantissimi, in cui sembra uscito dal tunnel dei comportamenti infantili. Finché… un’ammonizione discutibile, le prime proteste, la testa ormai persa: avrebbe saltato la Roma e non riusciva a sopportarlo. Un teatrino bello e buono, culminato con Fantantonio in lacrime e con l’espulsione di Pierpaoli. Lì Cassano non ci vede più: maglia al suolo, minacce all’arbitro e ‘ci vediamo dopo’, in attesa nel tunnel degli spogliatoi. Prenderà una multa più cinque giornate di stop.
Le liti
Capitolo liti: ce ne sono diverse. E partono da quella più sentita, della quale Fantantonio ancora si pente: con il presidente Garrone, di fatto il ‘salvatore’ della sua carriera, non troverà un accordo per il rinnovo e chiuderà l’idillio con la Sampdoria. Andrà al Milan e litigherà con Galliani: ‘Tanto fumo, poco arrosto’. Andrà all’Inter e romperà con Stramaccioni. A Parma, invece, mossa da sindacalista: il club sta fallendo, lui abbandona la barca dopo i mancati pagamenti degli stipendi. Almeno lì…