Palla in possesso degli avversari, contrasto duro sulla trequarti, pallone recuperato, progressione improvvisa, scambio in velocità con un compagno, inserimento, tiro potente imparabile per il portiere, gol ed esultanza incontenibile! Abbiamo appena descritto l’azione tipica di Marco Tardelli, che tante gioie ha procurato ai tifosi di Como, Juventus e Inter negli anni ’70/’80 (per tacere della Nazionale), ma anche di Nicolò Barella, il giovane centrocampista che, già capitano del Cagliari, in questi ultimi mesi sta conquistando i tifosi interisti e della Nazionale. Oggi opinionista per la Rai, Tardelli ha spesso elogiato Barella e non si è sottratto al gioco del confronto in prima persona, riconoscendo che in certe cose sono molto simili, e anche il commissario tecnico Mancini ha rimarcato la somiglianza tra i due durante una visita dell’ex campione a Coverciano.
Marco Tardelli: centrocampista totale nel mondo del catenaccio
Marco Tardelli è stato il perno della Nazionale Campione del Mondo nel 1982 e ha legato indissolubilmente il suo nome all’immagine dell’esultanza dopo il gol del 2-0 nella finale vinta per 3-1 contro la Germania Ovest, l’urlo incontenibile lanciato nella sua corsa attraverso il campo del Santiago Bernabeu. Al di là di quel momento scolpito nella storia del calcio italiano, Tardelli è stato un centrocampista completo, dotato di un buon piede unito a grandi doti atletiche e una grinta infinita, che nei primi anni ’80 gli valsero la reputazione di uno dei migliori centrocampisti al mondo. Capace di recuperare palla e ribaltare velocemente l’azione, si guadagnò il soprannome di “Schizzo” a causa dei suoi strappi improvvisi e frenetici. I 47 gol in Serie A e gli 8 segnati in Nazionale testimoniano il suo valore nell’area avversaria. In un’epoca in cui il calcio italiano era conosciuto per il “catenaccio”, Tardelli divenne l’uomo in più che riusciva a creare la superiorità numerica in attacco pur non facendo mai mancare la copertura alla difesa.
Nicolò Barella: potenza e dinamismo al servizio della squadra
Nicolò Barella ha dimostrato in questi ultimi anni di essere un centrocampista completo, impressionando sia per il lavoro in fase difensiva (è il giocatore che ha recuperato più palloni in Serie A nella stagione 18/19: 253) che per le sue capacità in fase offensiva (7 gol in 121 presenze con il Cagliari, e 2 reti in 7 presenze con la maglia azzurra). A soli 22 anni ha già alle spalle tre stagioni da titolare in serie A, è nel novero dei titolari della Nazionale e si sta facendo spazio nel centrocampo dell’Inter di Conte dopo un inizio un po’ sottotono, dovuto ai ritardi nella preparazione estiva. Centrocampista potente e tecnico al tempo stesso, si contraddistingue per l’istintività esplosiva, che lo porta sempre a compiere qualsiasi azione di gioco con tempi di reazione rapidissimi. È un giocatore che si esalta negli spazi stretti e nelle fasi concitate di gioco, dove la sua coordinazione e la rapidità di pensiero gli permettono di ribaltare il gioco in pochi istanti.
Tanto simili nel gioco, tanto diversi nel carattere
In cosa si assomigliano Tardelli e Barella? Innanzitutto nell’istintività e nella sfrontatezza: entrambi portano un pressing frenetico all’avversario e quando riconquistano palla cercano immediatamente la giocata risolutiva, che sia la ripartenza in progressione, l’assist o il tiro in porta. Ma se Tardelli aveva anche quel pizzico di “arroganza” che gli permetteva di essere spesso protagonista in area di rigore, Barella ha un carattere più umile e “operaio”, che lo porta a dialogare maggiormente con i compagni e a svolgere talvolta i compiti di regista puro. Stupisce anche come la progressione palla al piede sia così simile tra i due, in particolare la capacità di effettuare dribbling in spazi stretti per potersi liberare al tiro. Ma se Tardelli cercava più spesso la penetrazione in area, Barella tenta molte volte di sfruttare le sue buone doti balistiche con dei tiri da fuori area.
Barella il nuovo incursore del centrocampo azzurro?
Barella può veramente essere l’erede di un’icona del calcio italiano come Tardelli? È presto per dirlo, il gap temporale che separa i due è ampio, e il calcio è cambiato profondamente dai tempi di Schizzo. Certamente la carriera di Barella finora lascia presagire il meglio: il più giovane capitano del Cagliari della storia, in rete al suo esordio in Champions League con la maglia dell’Inter, titolare fisso della Nazionale Italiana a soli 22 anni, per raggiungere i livelli di Tardelli deve aggiungere gol al suo curriculum, come gli ha fatto capire anche il CT Mancini. Con le sue qualità e libero da compiti di impostazione, sia all’Inter che in Nazionale, può permettersi di cercare maggiormente l’inserimento in area dove la sua potenza può dimostrarsi preziosa per andare a segno. Magari in una finale mondiale. E magari poi potrà esultare con un urlo liberatorio come quello che ancora oggi, a 37 anni di distanza, emoziona tutti i tifosi italiani.