Non avrà lo stesso sapore di vertice delle scorse volte, ma la rivalità tra Juve e Napoli merita sempre un approfondimento.
Un ‘perché’, un motivo valido a trasformare quell’odio rispettoso in una storia a caratteri italiani. Ecco, tra le pagine infinite di una faida che non terminerà praticamente mai, i tanti ‘ex’ balzati da una parte all’altra giocano un ruolo cruciale. Oltre agli scudetti contesi. Oltre a Maradona contro Platini. A Nord e Sud. Ai dissidi interni tipicamente italiani ma non esclusivi del nostro Paese.
A far di conto, vien fuori una lista di convocati. Di fatto una squadra intera che ha giocato per i colori bianconeri e che ha difeso quelli azzurri. E sono nomi straordinari: da Zoff a Cannavaro, da Ferrara a Di Canio. Per voi, l’elenco completo.
Portieri
Dino Zoff
Napoli è la prima, grande piazza. Quella che poi lo porterà, nel 1972, alla Juventus. Con i bianconeri vincerà tutto e resterà tra i pali fino all’età di 41 età.
Pietro Carmignani
Un anno alla Juve (1971-72), proprio poco prima dell’arrivo di Zoff a Torino. Fu praticamente uno scambio, e al Napoli è rimasto per cinque stagioni, diventando mezzo idolo dei tifosi. Per i napoletani, ben presto, divenne “Gedeone”, il liberatore.
Difensori
Ciro Ferrara
Oh, qui passiamo alla voce “tradimenti napoletani”. Chiaramente dal punto di vista dei tifosi azzurri. Per il napoletanissimo Ciro Ferrara, nato e cresciuto con un’unica maglia, diventare campione d’Italia con gli azzurri fu un sogno indescrivibile. 247 presenze e 12 reti dopo, salutò casa e firmò per la Juventus. 11 anni, quelli trascorsi a Torino. Vincendo tutto quello che c’era da vincere.
Raffaele Ametrano
Era una grande promessa, cresciuto tra Juve Stabia e Napoli, poi finito a Torino nel 1996. Una sola presenza, poi girandola di prestiti. Il ritorno in azzurro nel 2001: appena una stagione, sottotono.
Fabio Cannavaro
A proposito di tradimenti. Più attenuato, questo, perché andò via a 22 anni quando il Napoli (dopo tre stagioni) era già una squadra di metà classifica. Dopo Parma e Inter, Cannavaro passò alla Juventus nel 2004. Calciopoli lo portò lontano, a Madrid. Nel 2009, l’ultima stagione in Italia la trascorse nuovamente alla Juventus.
Dario Baccin
Cresciuto alla Juve, ma neanche una presenza. A Napoli, dal 2000, è un’altra storia: una quarantina di presenze in due stagioni. Poi scelse di andare a Tripoli. Altra vita.
Salvatore Fresi
Il giro dell’Italia in dodici anni. Partito da Salerno e subito passato alla Milano interista. Poi Napoli, nel 2000: 23 presenze e una rete. Nel 2002, dopo un anno al Bologna, ecco la Juve: due annate senza guizzi, 9 presenze e 1 rete.
Centrocampisti
Antonio Vojak
Parliamo di calcio degli anni Venti. E nel 1925, dopo un passaggio alla Lazio, Vojak – costretto dai fascisti a cambiare il cognome in Vogliani – arrivò alla Juventus dove fu subito protagonista. 47 reti in 105 partite in bianconero, poi l’inizio di un ciclo a Napoli, con il club nato da appena 3 anni e grazie a lui già ai vertici del calcio italiano.
Massimo Mauro
La fortuna di giocare per Platini prima e per Maradona poi. Un volante d’altri tempi cresciuto a Catanzaro e diventato grande a Torino. Storia tutta italiana, vittorie spesso internazionali. In bianconero dal 1985 al 1989, in azzurro dal 1989 al 1993.
Eugenio Corini
La grande tradizione dei bresciani bianconeri. L’ultimo è Pirlo, uno dei primi è stato Eugenio Corini. Nel 1990, i bianconeri lo prendono dalla casa madre: sono un paio di stagioni di fiducia, però non ricambiata dalle prestazioni. Va alla Samp, quindi in prestito al Napoli: è il 93-94 e la consacrazione è ben lontana.
Luca Fusi
Dal 1988 al 1990 in uno dei Napoli più belli di sempre, illuminato da Diego Maradona. Poi Torino, sponda granata, quindi l’esperienza alla Juventus: altro scudetto e Coppa Italia. Da comprimario, però: in due stagioni, 10 presenze.
Fabio Pecchia
Cresciuto ad Avellino, diventato grande a vent’anni con la maglia del Napoli. 125 presenze in azzurro in quattro anni, poi un altro capitolo dei ‘tradimenti’: la Juve lo preleva nel 1997 ma sarà una sola e difficile stagione. Ah, con i bianconeri si riscatterà alla guida dell’Under 23, nel 2019: vincerà la Coppa Italia di Serie C, primo trofeo della storia di una squadra B italiana.
Emanuele Blasi
Dopo l’exploit al Perugia tra il 2000 e il 2003, la Juve lo prende come nuovo perno del centrocampo. Prima, però, un periodo di apprendistato al Parma. Nel 2004, il rientro a Torino per due stagioni da 40 presenze. Calciopoli e la B, Manuele saluta tutti in quell’estate burrascosa: un anno a Firenze, poi Napoli dal 2007 al 2009, fresca di rientro in Serie A.
Michele Pazienza
Un regista vecchio stampo. Al Napoli dal 2008 al 2011, poi la Juve a parametro zero. Saranno appena 8 presenze in una stagione (l’ultima) da dimenticare per i bianconeri.
Emanuele Giaccherini
È l’uomo di Conte. Che aveva fatto prima la fortuna del Cesena, che poi divenne fondamentale per la Juventus che iniziò a vincere in Italia. Due anni e mezzo a Torino: 40 presenze e 4 gol, spesso da dodicesimo in campo. Al Napoli dal 2016 al 2018: non aveva più benzina…
Attaccanti
Omar Sivori
È l’unico Pallone d’Oro scambiato tra le parti. Dal ’57 al ’65, vince tutto con la Juventus, scrivendone la storia gol dopo gol. Il Napoli lo raccolse dopo gli insanabili contrasti con Heriberto Herrera. Grazie a Pesaola, dal 1965 al 1968, fece impazzire i tifosi azzurri.
Josè Altafini
Core ‘ngrato. La storia di Altafini, dal Palmeiras al Milan, poi la grande storia con il Napoli: sette stagioni a suon di gol, dal 1965 al 1972. Nell’estate del 1972, trentaquattrenne, approda in bianconero con Dino Zoff. Farà da sostituto ad Anastasi e Bettega. E lo farà benissimo.
Paolo Di Canio
Chiuso il capitolo con la Lazio nel 1990, Di Canio fu il colpo a sorpresa della Juve di quell’anno, oscurato da Baggio e dai grandi nomi per il sogno Coppa Campioni. In bianconero, 3 stagioni per 78 presenze e 6 reti. Da lì al Napoli, per un anno in prestito: 26 gettoni e 5 reti.
Daniel Fonseca
Due anni a Cagliari e la pesantissima eredità del Dieci. Che a Napoli è tutto. Per quel ragazzo arrivato dal Nacional di Montevideo, non è mai sembrato troppo: s’è fatto ben presto stimolo concreto. 31 reti in quasi 60 partite. Poi tre anni alla Roma e il flop alla Juve, in quattro stagioni condite da qualche infortunio di troppo e profonda incomprensione tecnica.
Michele Padovano
Un torinese a Cosenza. Amore incondizionato, per 4 anni e tanti gol. Poi Pisa e… Napoli, nel 1991: fece la differenza, con 7 reti in 27 gettoni. In bianconero arrivò al momento giusto, ossia nel 1995: 42 presenze e 12 gol.
Nicola Amoruso
Dal Padova alla Juve, dov’è che l’abbiamo già sentita? Ecco, l’amicizia – e poi la parentela, oggi sono cognati – con Del Piero si spiega anche così. Certo, la longevità bianconera è stata diversa: per Amoruso solo tre stagioni e mezza. Belle, sì. Non certamente esaltanti. Nel 2000, il passaggio al Napoli: 10 gol in 30 partite, in un’unica annata.
Marcelo Zalayeta
El Panteròn da Montevideo. Arrivato alla Juventus dall’Uruguay nel 1998. Un anno di ambientamento, poi Empoli e Siviglia, quindi il ritorno a Torino. Per altre tre stagioni da quarta punta di sostanza. Al Napoli dal 2007, determinante per i primi sorrisi post promozione in A: 12 reti in 49 gettoni.
Fabio Quagliarella
Ennesima chiamata alla voce ‘tradimenti’, stavolta con contorni poco chiari. Cresciuto a Torino, Fabio, da sempre tifoso del Napoli, riesce a coronare il sogno di una vita per una sola stagione: è quella del 2009. Nell’estate successiva, alquanto turbolenta, la chiamata della Juve. Dove inizierà a vincere, nonostante il grave infortunio nel 2010.
Gonzalo Higuain
Il tradimento più fresco e forse quello che fa più male per i tifosi napoletani. Arriva a Napoli per sostituire Cavani e non solo non lo fa rimpiangere, ma segna valanghe di gol abbattendo ogni record. Nell’estate 2016 il grande tradimento: la Juve paga per intero la clausola rescissoria da oltre 90 milioni, e lui non si oppone al trasferimento a Torino, prendendo parte a tre scudetti, due da protagonista e uno come primo rincalzo dell’attacco.
Allenatori
Maurizio Sarri
Alt(r)o tradimento, stavolta per quello che il popolo napoletano ha visto come un condottiero anticonformista nell’ascesa al palazzo dell’elite calcistica. Sarri ha portato a Napoli bel gioco e senso di rivalsa, e non basta una stagione d’intermezzo a Londra sponda Chelsea, per attenuare la ferita napoletana quando viene scelto dalla Juve per il dopo Allegri (peraltro anche lui doppio ex giocatore a Napoli e allenatore a Torino).
Una decisione, quella dell’approdo alla Juve, che ha come conseguenza per Sarri quella di inimicarsi gran parte di entrambe le tifoserie: mai amato dai supporters bianconeri per questo suo atteggiamento poco aristocratico, inviso ai napoletani per quello che è stato visto all’ombra del Vesuvio come un vero e proprio passaggio «al lato oscuro».
Marcello Lippi
Una sola stagione al Napoli (93-94), prima della grande storia d’amore con la Juventus. In due tranche, entrambe indimenticabili. A modo loro.
Claudio Ranieri
L’aggiustatore per eccellenza. Provò a cambiare le sorti del Napoli nel 1991, rialzò la storia della Juventus nel 2007, quando era appena rientrata in Serie A dopo l’anno di purgatorio dovuto a Calciopoli.
Rino Marchesi
Al Napoli dal 1980 al 1982 e poi nella stagione 84/85 quella dell’esordio del Pibe in maglia azzurra. Alla Juventus per il dopo Trapattoni dal 1986 al 1988 con due stagioni non troppo felici. L’occasione sfumata nelle grandi piazze come fu nell’esperienza all’Inter.