Milan-Juventus è ciò che meglio descrive la ricchezza del calcio italiano. Parliamo, non a caso, della sfida più antica mai disputata nel Belpaese. Risale infatti al 28 aprile 1901 il primo incontro ufficiale di quella che oggi chiamiamo Serie A: la partita finì 3-2 per i rossoneri.
Ma Milan-Juventus è anche e soprattutto il racconto calcistico di grandi campioni, di squadre composte da eccellenze del calcio nazionale e mondiale. L’apice, in questo senso, venne raggiunto nella finale di Champions League del 2003, vinta dal Milan ai calci di rigore.
Tante le finali che hanno visto affrontarsi Milan e Juventus. Cinque di Coppa Italia (1941-42, 1972-73, 1989-90, 2015-16 e 2017-18), tre di Supercoppa italiana (2003, 2016 e 2018) e, come ricordato in precedenza da Sheva, una di Champions League: tale finale rappresenta una delle sette tra squadre di una stessa nazione, nonché l’unica giocatasi tra club italiani.
La tensione che fa spettacolo, dunque. Ma sempre con le spalle coperte da patron di un certo livello.
Milan-Juventus è infatti anche questo: la sfida tra il Presidentissimo della Prima e della Seconda Repubblica, Agnelli contro Berlusconi. Sfide epiche, battute sarcastiche ma rispetto reciproco, sempre. Due grandi club, con una storia gloriosa alle spalle e una ancora da scrivere. Sempre da protagonisti del nostro calcio. Una classica della Serie A. Riviviamola insieme attraverso due storiche partite che hanno deciso la lotta scudetto, tra colpi di classe e polemiche mai dimenticate
Milan – Juve 0-1: una vera finale scudetto
Le sfide tra Milan e Juventus, come detto, sono storicamente segnate dall’abbondanza di campioni, da sogni possibili, infranti, rinnovati.
In ogni caso, si tratta di sfide decisive, in tutti i sensi. Si giocano tanto il presidente, l’allenatore, i giocatori. Non è la solita partita domenicale. Non lo fu neanche l’8 maggio del 2005. Juventus e Milan, arrivate fino in fondo al campionato con un testa a testa davvero epico, si sfidano a Milano per una partita che può valere il titolo.
Il solito calcolatore, Silvio Berlusconi, afferma prima della partita che « Non sarà decisiva », ma a giudicare dagli ottantamila di San Siro si direbbe il contrario. Rulla il tamburo della Curva rossonera: “Ti seguirò ovunque tu sarai”. In tutti i sensi, visto che il Milan è reduce dalla vincente semifinale sul campo del PSV di Eindhoven, dove una rete di Ambrosini ha decretato la seconda finalista della Champions League – dopo che la prima, il Liverpool, già si era assicurata un posto ad Istanbul.
Capello, dopo una settimana di silenzio stampa, decide per l’attacco leggero Trezeguet-Del Piero. Riposa dunque Ibrahimovic, così come riposa Ambrosini: al suo posto Seedorf. Ancelotti opta dunque per un cambio a centrocampo, lasciando invariati i restanti reparti di formazione, compreso l’attacco composto da Tomasson e Shevchenko.
Il Milan parte meglio. Kakà riesce a sgusciare un paio di volte tra le maglie bianconere, che lo placcano come possono sotto lo sguardo attento ma non ancora severo di Pierluigi Collina – chi se non lui a dirigere una finale scudetto così.
Sheva ha una potenziale occasione intorno al 20’, ma Buffon prima e Thuram poi ne spengono le speranze di gloria.
Su una ripartenza veloce, la Juventus si rende pericolosa con un’azione dentro l’area di Del Piero, il cui cross viene però respinto. Il pallone si impenna e sembra perduto: qualsiasi altro giocatore, probabilmente, controllerebbe e scaricherebbe dietro, ma non Del Piero, non Pinturicchio, che fedele al nomignolo che il popolo gli ha affibbiato esegue una sforbiciata volante per rubare il tempo ai difensori del Milan.
Stam rimane impalato, Dida prova ad uscire con la forza della disperazione, ma Trezeguet lo anticipa di testa beffando tutti. Non Del Piero, che aveva visto quella scena nella sua testa qualche secondo prima. È vantaggio Juventus, pesantissimo.
La partita, da quel momento in poi, è un autentico assedio del Milan alla porta bianconera. La prima vera grande occasione capita però solo al minuto 11 della ripresa, quando Inzaghi, lanciato da Sheva lanciato a sua volta da Serginho, si ritrova in area di rigore a tu per tu con Buffon, che allarga le braccia opponendo tutta la stazza del proprio corpo dinnanzi a Superpippo. La palla scivola sul fondo con Zambrotta che quasi sacrifica una gamba per salvare. Buffon esulta come avesse segnato.
Al 20’, la grande occasione ce l’ha però ancora la Juve con Del Piero, che di testa su un calcio piazzato dai 25 metri colpisce in pieno la traversa a Dida battuto.
Contatto dubbio al 30’ con Cafu offendente e Zambrotta difendente, niente di grave per Collina comunque. La partita prosegue con lo stesso copione. Il Milan chiede un altro rigore per possibile mani di Cannavaro, poi quasi allo scadere, al minuto 49 e 20 secondi, impegna ancora Buffon e la difesa bianconera, a dir poco stoica anche in questo caso.
Finisce 1-0 per la Juventus, che vincerà lo Scudetto.
Milan – Juve 1-1: la notte del famigerato gol di Muntari
Milan e Juventus sono tornate a scontrarsi per una partita di vertice. Complice Calciopoli e la risalita dalla B della Vecchia Signora, non accadeva da un bel po’. Fatto sta che Allegri, che vede Conte a pochi punti di distanza, è sicuro dell’obiettivo.
Serve una vittoria ai rossoneri, serve non perdere per la Juventus.
Al 14’, Bonucci perde un pallone sanguinoso al limite della propria area di rigore. Lo riconquista Nocerino che si invola verso la porta avversaria e poi scarica un destro che, anche per effetto di una deviazione fortunosa, inganna irrimediabilmente Buffon, col pallone che si insacca dolcemente al centro della porta difesa dal portiere della nazionale. È l’anno del duo Nocerino-Ibrahimovic, che colpisce ancora. 1-0 Milan.
Poi, il celeberrimo misfatto arbitrale. Tagliavento segue l’azione dal limite dell’area. Angolo battuto corto su Emanuelson che la mette in mezzo di prima. Colpo di testa respinto da Buffon sul quale si avventa però Muntari, che di testa insacca tanto nettamente in rete da spingere Caressa ad annunciare: « è gol », salvo poi invertire il tiro « è fuorigioco di Muntari, si prosegue », quasi a voler giustificare la follia arbitrale tanto del primo quanto del terzo uomo, Romagnoli, che perderà il posto dopo questo errore incredibile.
La partita rimane dunque misteriosamente sul punteggio di 1-0 per i rossoneri, che l’avrebbero forse chiusa.
La partita si arricchisce di un nuovo episodio dubbio quando nella ripresa Borriello viene steso da Mexes che gli rifila un cazzotto in pieno costato. Il guardalinee ancora una volta non vede nulla.
Vede qualcosa, invece, l’assistente Romagnoli, quando Pirlo manda in porta Matri, che spiazza Abbiati ma vanamente: viene fischiato fuorigioco dal guardalinee. Fuorigioco che però non c’era.
Il gol comunque è maturo e arriva pochi minuti più tardi sempre con Matri, che in mezza sforbiciata raccoglie il cross pennellato di Pepe spiazzando Abbiati con una grande girata. 1-1, che è anche il punteggio finale.
Un punto fondamentale per i bianconeri, che si rivelerà appunto fondamentale a fine campionato – e per l’inizio dell’epopea bianconera.