C’è una cosa che accomuna il pensiero di tutti gli allenatori vincenti: le grandi squadre si costruiscono su una grande difesa.
Per segnare i gol spesso basta affidarsi al talento di qualche fuoriclasse e non esiste allenatore, nemmeno tra i più razionali e scientifici, che non debba ringraziare in qualche modo i colpi di genio dei loro campioni.
Ma è nella fase difensiva che l’applicazione tattica e gli insegnamenti dell’allenatore. Le difese devono funzionare all’unisono e senza sbavature.
Per questo i difensori fanno fatica ad emergere al ruolo di star. Più bravi sono, e meno in mostra si mettono individualmente.
In questa stagione, per esempio, tra i tifosi dell’Inter si è sparsa una sorta di tarda consapevolezza, a stagione inoltrata, verso novembre: “Ma sai chi è che sta facendo una stagione strepitosa, anche se non lo si cita mai? De Vrij!”.
Senza l’irruenza di Skriniar o l’esuberante fisicità di Bastoni, il centrale olandese ha inanellato una serie di partite quasi perfette, senza sbavature e risultando sempre preciso e puntuale negli interventi che hanno reso la squadra di Conte una delle meno battute del campionato. La sicurezza che l’olandese dona alla sua difesa, con i suoi interventi decisi ma sempre puliti, ricorda moltissimo uno dei grandi difensori del passato recente della serie A, con cui peraltro condivide il passaggio dalla Lazio ad una squadra milanese: Alessandro Nesta.
Alessandro Nesta, il baluardo difensivo della Lazio stellare di Cragnotti
Alessandro Nesta è ricordato come uno dei migliori difensori del calcio italiano degli anni 2000. Nato a Roma il 19 marzo 1976, da bambino viene notato dagli scout della Roma, ma per il padre Giuseppe, laziale sfegatato, vedere il figlio con la maglia giallorossa addosso sarebbe una pugnalata al cuore. Si mette in contatto direttamente con il settore giovanile biancoazzurro e riesce a fissare un provino per il figlio. A 9 anni Alessandro viene subito tesserato per gli “aquilotti” laziali, e vista la sua buona tecnica gioca centrocampista e ala destra, spesso spingendosi anche in attacco.
Ma l’età dello sviluppo può riservare molte sorprese ad un giovane calciatore: dopo essere cresciuto di ben 22 centimetri in un solo anno, Alessandro ha guadagnato sì un fisico imponente, ma soffre anche di qualche problema alle ginocchia e alle anche. Inizia quindi a giocare in un ruolo meno dinamico come quello di difensore centrale.
Con la Primavera laziale allenata da Mimmo Caso si mette in mostra come difensore ben più maturo rispetto alla sua giovane età, tanto che nel 1993 Dino Zoff inizia ad aggregarlo alla prima squadra e il 13 marzo 1994, poco prima del suo 18° compleanno, lo fa esordire durante Udinese-Lazio. Nella stagione successiva inizia a giocare più spesso con la prima squadra, collezionando 11 presenze, finché nella stagione 95/96 non diventa a tutti gli effetti un elemento fondamentale della difesa laziale, con 23 presenze che gli valgono anche la convocazione nella nazionale di Sacchi a soli 20 anni, mentre con l’Under 21 si laurea campione d‘Europa.
In azzurro Nesta diventa ben presto una presenza costante, a partire dalle qualificazioni per il Mondiale del 1998, competizione che però gli costerà un grave infortunio al ginocchio nell’ultima partita del girone. È solo il primo dei vari infortuni che segneranno tutte le esperienze Mondiali del difensore, che giocherà sempre solo le partite delle fasi a gironi, risultando sempre infortunato per le fasi ad eliminazione diretta. Ciononostante, può fregiarsi del titolo di campione del Mondo conquistato dagli azzurri nel 2006.
Ma se con in azzurro la carriera di Nesta è stata costellata di dolori, in biancoazzurro è stata semplicemente sfavillante: nell’era del patron Cragnotti la Lazio divenne una vera e propria potenza europea, e Nesta divenne in breve tempo il suo capitano, alzando 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Europea e soprattutto l’epico scudetto nel 2000.
In 5 stagioni Nesta diventa rapidamente uno dei migliori difensori al mondo: impeccabile in marcatura e dotato di un enorme tempismo nell’anticipo, non presenta praticamente nessun tipo di lacuna: rapido e veloce, forte fisicamente e in grado di impostare il gioco, diventa il prototipo del difensore ideale. Ma soprattutto, quello che colpisce è l’eleganza dei suoi interventi, sempre puliti, con una percentuale di falli bassissima.
Dopo i trionfi laziali, con la società in difficoltà economiche, viene ceduto al Milan, dove forma una difesa a dir poco fenomenale insieme a Paolo Maldini e Jaap Stam. Gli anni milanisti, nonostante siano spesso funestati da numerosi problemi fisici, sono ancora ricchi di trionfi: 2 scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, 2 Champions League, 2 Supercoppe Europee e 1 Mondiale per Club.
Nel 2012 si trasferisce in Canada, ai Montreal Impacts, per giocare in un campionato che chieda meno sforzi al suo fisico logorato. Vince una Canadian Championship prima di ritirarsi alla fine della stagione 2013, tornando in campo solo brevemente nel campionato indiano nel 2014 con la maglia del Chennaiyin dell’amico ed ex compagno di nazionale Marco Materazzi.
Stefan De Vrij, un muro solido e affidabile
Stefan De Vrij condivide con Nesta l’esperienza laziale, anche se in una Lazio decisamente diversa da quella stellare dei primi anni 2000. Cresciuto in Olanda, nel Feyenoord, viene acquistato a 22 anni da una Lazio che batte l’Europa alla ricerca di giovani talenti. In quattro stagioni con la maglia laziale (di cui una, la seconda, saltata praticamente del tutto a causa di un serio infortunio), vince la Supercoppa Italiana nel 2017 ma soprattutto si impone come uno dei centrali difensivi più efficaci e affidabili del campionato.
Quello che rende speciale De Vrij e lo accomuno a Nesta è la sua personalità. Anche lui ha iniziato a giocare come centrocampista da bambino, e questo si traduce nella sua tendenza a giocare molto alto, aggredendo l’avversario non appena entra in possesso di palla. La velocità di pensiero e di lettura dell’azione permette a De Vrij di riuscire ad intervenire sempre con tempismo nonostante una velocità non così eccezionale.
Difendere con la testa prima ancora che con il fisico
Così come faceva Nesta, De Vrij sa già come togliere il pallone all’avversario ancora prima che questi riceva palla.
Rispetto ai compagni di reparto, come potevano essere Mihajlovic o Stam per Nesta, o Skriniar e Bastoni per De Vrij, non si notano tanto durante la partita, perché la maggior parte delle volte i loro interventi vanno ad anticipare nettamente la situazione di pericolo. Un recupero disperato fa più clamore, ma spesso è causato da un errore precedente.
Nesta era un difensore di un’eleganza unica e, soprattutto nella prima parte della carriera prima che gli infortuni lo rallentassero, fisicamente straripante. De Vrij non possiede le stesse doti tecniche e atletiche, ma gli si avvicina moltissimo per intelligenza tattica e tempismo negli interventi. Inoltre, a differenza di Nesta, riesce a far fruttare queste sue qualità anche in chiave offensiva, rendendosi sempre molto pericoloso anche sui calci piazzati grazie al suo colpo di testa.