Firenze è una piazza nobile del calcio italiano, in cui forse non si sono mai visti dei veri e propri squadroni, ma da cui sono passati fior fiore di campioni che hanno acceso i cuori della Fiesole prima di scrivere pagine importantissime della storia di questo gioco. Partendo da Hamrin e Antognoni per poi passare a Baggio, Passarella, Rui Costa, Batistuta, Dunga, Toldo… Se Firenze ha amato alla follia questi campioni, spesso il rapporto è stato ricambiato con altrettanto affetto.
Esemplare è il caso del genovese Enrico Chiesa, che dopo aver vestito la maglia viola per tre stagioni, si è stabilito in Toscana, dove ha dato i natali ai suoi tre figli: Federico, Adriana e Lorenzo. Entrambi i maschi hanno ripercorso le sue orme di calciatore, ma se per il più piccolo, Lorenzo, classe 2004, è ancora presto per capirne il valore, Federico è già diventato un pezzo pregiato del campionato italiano.
Ma il suo rapporto si è definitivamente incrinato quando al termine dell’ultima sessione di mercato, Federico Chiesa ha deciso di trasferirsi alla Juventus, proprio la più acerrima rivale dei viola.
La crescita a Firenze sulle orme del padre
Nato a Genova il 25 ottobre 1997, Federico si trasferisce con la famiglia a Firenze, iniziando a giocare a calcio nella formazione di Coverciano della Settignanese, mentre il padre gioca tra Fiorentina, Siena e Figline Valdarno. Nel 2007, mentre si trasferisce in Lega Pro per gli ultimi anni di carriera con la formazione giallo-celeste, Federico entra a far parte delle giovanili della Fiorentina, giocando inizialmente come attaccante.
Prima tra gli Allievi, e quindi nella Primavera viola, Federico compie l’evoluzione opposta a quella che aveva compiuto suo padre, ovvero da attaccante si sposta gradualmente a giocare sulla fascia, trasformandosi in ala, sia a destra che a sinistra. All’alba della stagione 16/17 Paulo Sousa lo inserisce nella rosa della prima squadra, e a sorpresa alla prima giornata di campionato, il 20 agosto 2016 a Torino contro la Juventus, lo schiera titolare.
Qualche settimana più tardi arriva anche il debutto in Europa League, in Fiorentina-Qarabag Agdam 5-1 del 29 settembre. Nella partita di ritorno, giocata in Azerbaigian l’8 dicembre 2016, Federico mette a segno il suo primo gol da professionista, ma rimedia anche la sua prima espulsione per doppia ammonizione. Il 21 gennaio 2017 arriva anche il primo gol in Serie A, nel 3-0 contro il Chievo.
Dopo un girone di andata vissuto principalmente come rincalzo d’attacco, nel girone di ritorno Paulo Sousa decide di utilizzarlo come esterno di centrocampo a tutta fascia nel suo 3-4-2-1, che permette di vendicare il 2-1 subito dalla Juventus a Torino, vincendo a Firenze con lo stesso risultato. Federico nella seconda parte di stagione diventa il titolare sulla fascia destra, mettendosi in luce per il suo grande dinamismo e le sue capacità di dribbling e progressione palla al piede, pur pagando lo scotto di una certa esuberanza ed irruenza giovanile.
I diversi allenatori e la maturazione di Federico
Nella stagione successiva, con Stefano Pioli alla guida della formazione viola, il raggio d’azione di Federico viene nuovamente avanzato, giocando come ala pura in un 4-2-3-1 oppure in un 4-3-3, in cui però l’apporto dei compagni di fascia è spesso assente, dal momento che dietro di lui gioca un terzino molto difensivo come Laurini oppure addirittura un centrale adattato come Milenkovic. Chiesa diventa quindi, a soli 20 anni, il principale faro offensivo della squadra di Pioli.
Dopo una prima stagione positiva, il rapporto tra Pioli e la Fiorentina si interrompe prima della fine del secondo campionato. Al suo posto arriva Vincenzo Montella che, in un contesto di cambio di proprietà (con i Della Valle che cedono la società all’italoamericano Rocco Comisso), non riesce a trovare un assetto efficace per la squadra e nell’arco della stagione 19/20 viene sostituito da Beppe Iachini. In tutti questi cambiamenti nella compagine gigliata, l’unica costante è sempre stata Chiesa: a soli 21 anni supera il traguardo delle 100 presenze con la Fiorentina
Con il tempo il gioco di Federico si è evoluto ulteriormente, diventando meno frenetico e nervoso ma più ponderato ed efficace. Il suo raggio d’azione si è progressivamente accentrato, tanto che, dopo l’esonero di Pioli e con l’arrivo prima di Montella e poi di Iachini, è tornato a giostrare nella posizione di attaccante, sia centrale in compagnia di Ribery che come seconda punta quando in coppia con Vlahovic o Cutrone.
Sembrerebbe che alla fine quindi la collocazione ideale di Federico sia la stessa del padre, ovvero un’attaccante mobile, che gioca fuori dall’area, pronto a scoccare velenosi tiri da fuori e a superare le difese grazie alle sue progressioni palla al piede. In particolare, dall’arrivo di Iachini, la minor dipendenza della squadra viola dalle sue giocate e dalle sue accelerazioni sembra avergli donato più tranquillità, grazie all’operato di centrocampisti più portati a supportare la manovra offensiva come Castrovilli.
Che giocatore è diventato Federico Chiesa
Libero dalla responsabilità di dover legare il gioco della squadra, Federico può posizionarsi nelle zone di campo che preferisce, che gli permettono di sfruttare tutta la sua potenza fisica e la sua capacità di seminare il panico tra le linee avversarie, con i difensori che devono sempre scegliere se coprire le sue possibili avanzate oppure se togliergli lo spazio per il tiro, ben sapendo che in entrambe le cose può essere letale.
Questo è quello che rende Chiesa un giocatore ormai unico nel panorama calcistico italiano: l’imprevedibilità. In un calcio sempre più codificato e standardizzato, un giocatore poliedrico e con un bagaglio tecnico tanto vario come Federico è merce rara.
In chiave Nazionale questa sua evoluzione si rivela particolarmente apprezzata da Mancini, che può quindi avere a disposizione un giocatore che, su entrambe le fasce, può integrarsi alla perfezione con tutti i possibili compagni d’attacco, che siano attaccanti che amano partire da lontano come Immobile piuttosto che centravanti d’area come Belotti, così come può facilmente compensare ali che amano giocare sull’esterno come Insigne oppure giocatori più portati a giocare in mezzo come Zaniolo.
Dopo l’esordio nell’amichevole contro l’Inghilterra del 23 marzo 2018, con Gigi Di Biagio come CT ad interim, Federico è diventato una pedina essenziale degli azzurri di Mancini. Con 17 presenze e 1 gol (messo a segno nel 9-1 contro l’Armenia del 18 novembre 2019) in Nazionale, Federico è uno dei giocatori più attesi all’esame dei prossimi Europei, dove, scongiurando infortuni e altri contrattempi, è chiamato a ricoprire un ruolo da protagonista.